Una delle condizioni migliori del saper vivere che è il nutrimento dei rapporti tra persone è il cosiddetto ritorno o risposta, effetto o reazione. Oggi nella globalizzazione linguistica dove l'inglese entra a far parte dello slang quotidiano si chiama "feedback" che ovviamente detto alla genovese fa più "sciatu" perchè è un termine usato dai giovani. Quando concediamo una parte di noi o un oggetto che ci appartiene o qualcosa che abbiamo creato apposta per alimentare un rapporto, la risposta che ritorna ci serve come ago della bussola per capire a che punto siamo in quel rapporto e anche con noi stessi. E' un pò come il ringraziamento di cui avevamo già parlato: il feedback fa bene a chi lo da e a chi lo riceve perchè avvicina chi lo da e rinforza chi lo riceve anche se a volte può non essere positivo. L'aspettativa di un cenno, di una risposta rispetto a quanto è statro fatto non sempre significa quindi egocentrismo ma invero è una richiesta che una persona fa all'altra affinchè sia vista in quanto tale. Coi figli questo spesso non avviene. Specialmente oggi i genitori si spendono "all'osso" sperando di rendere loro l'esistenza meno disagevole e amara possibile ma tante volte un cenno non arriva o bisogna andarlo a recuperare in fondo alla stanza della loro mente. E' evidente che a un genitore le risposte occorrono come cartina di tornasole per poter condurre ogni volta la propria creatura in porto, per sapere dove sta viaggiando la sua testa in quel preciso istante della giornata e se è stato in grado di coglierne le istanze anche quelle più remote, i non detti. Quando non arrivano è forse opportuno chiederli.
Dare un feedback è una piccola carezza che rimborsa e rimpingua la dispensa dell'anima altrui contribuendo alla crescita e al rinforzo dell'autostima e rende il piacere di fare sempre un qualcosa in più per far si che la vita delle persone che amiamo sia migliore.
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