Il fruscìo delle foglie, l'incertezza dei passi nel sottobosco molle per i "lavori in corso" del nuovo humus in consegna mi restituisce pace. Il contatto con le origini dell'anima rende sempre la vita più sostenibile. La campagna rossiccia d'autunno con gli alberi che mettono il pigiama, la casetta rossa che si ribella per la poca attenzione degli ultimi mesi sono come quando dopo un'immersione, riassapori il gusto dell'aria che sembra essere molto più buona del solito, semplicemente perchè è mancata. Mi accorgo che non mi serve nulla quando sono li, tutto è meraviglia e il bosco rende senso a tutte le cose. Il tempo è troppo veloce nella sua lentezza e l'ora di tornare è sempre più presente di quella di partire. Se tutti avessimo la voglia di contare i passi nel sentiero, di raccogliere castagne, misurare le foglie, pungerci di ricci da aprire bene, di cercare il bastone migliore per non cadere. Se tutti avessimo voglia di prendere una rincorsa fino al terrapieno per guardare oltre quegli alberi, fuori del nostro cesto. Se accettassimo che si può passare un tempo senza acquistare per forza qualcosa o se tornassimo a guardare un panorama senza l'ansia di fotografarlo se non con il cuore. Se la gioia più grande tornasse a essere il sorriso degli altri, il rispetto e l'amicizia. Se vedessimo il disagio degli altri senza fermarci sempre e solo unicamente al nostro, se la smettessimo di pensare che abbiamo sempre ragione. Se tornassimo tutti un pò bambini che raccolgono le castagne nel bosco.
Il bambino che raccoglie castagne.
Aggiornamento: 12 ott 2020
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