Sto imparando che quando una cosa non va come si vuole, la possiamo cambiare solamente facendo noi qualcosa di diverso e non imponendo all'altro un cambiamento. Imparo anche che il mio di cambiamento equivale sempre al fastidio altrui perchè va a deviare un sentiero tracciato, un pensiero fisso, un'abitudine dell'altro: se cambio qualcosa do fastidio, creo disfunzione e disagio ma allo stesso tempo vivo. Allora cosa e' giusto fare? Il cambiamento e' vita, d'altronde crescere fisicamente fa parte della vita e perchè accettiamo serenamente che un bambino diventi un uomo mentre ci infastidisce se evolve nell'anima, perchè ci crea disagio pure se il negozio a fianco cambia gestione? Perchè, d'altro canto, dobbiamo farci carico se il nostro cambiamento porta malumore altrui?
Chi non accetta non rispetta. Chi contesta ti depista e calpesta il diritto altrui alla crescita sia essa fisica che morale. Se il cambiamento può farci bene dobbiamo pensarlo, disegnarlo, vederlo e costruirlo senza la minima accettazione e preoccupazione della pressione esterna. Se cambiare porta a migliorare la nostra vita e di riflesso quella dei nostri cari, e' giusto. Chi non e' d'accordo e' perchè egoisticamente ha paura di rimetterci qualcosa e a sua volta di cambiare. Cambiare oltre che vivere e' anche avere coraggio prima di tutto di rispettare se stessi e sono quindi del tutto convinto che preoccuparsi delle reazioni altrui, specialmente quando sono negative, sia inopportuno. Più grande e' il cambiamento più la variabile del fastidio aumenta e bisognerà pure esser bravi a gestirlo ma tempo e cambiamento sono parenti stretti se non fratelli e alla fine il fastidio altrui va in soffitta e diventa rassegnazione.
Vinca la volontà di essere felici che non è egoismo ma una solida base per rendere tali anche i nostri cari perchè chi non ama se stesso prima non può amare gli altri poi.
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