L'inverno s' accorge che non ha più tempo. Ha frequentato l'uomo che con le sue mani avide ha rubato le sue spoglie e lo ha lasciato senza l'alito del suo vento. Or si rialza nudo oltre la sua nudità, pesto oltre i graffi che porta. Arrabbiato per il tempo perduto e per le promesse non mantenute alla Terra. Api e rose saranno alle porte. La luce si allungherà e un'altra occasione sarà nuovamente persa.
Vorrei quindi alzarmi la mattina, andare al lavoro su una strada sicura, meritare secondo l'impegno e la capacità profusi, guadagnare per poter vivere in rapporto alla mia posizione e alla mia cultura, pagare tasse chiare ed eque e vedere i miei soldi migliorare l'ambiente dove vivo. Fare sana fatica e tornare a casa con lo sguardo che chi mi ama merita, raccontarsi la giornata, accendere una TV sana e dormire finalmente per stanchezza. Attendere stagioni, una dopo l'altra con il sole, la pioggia e la neve, il chiaro fino a tardi e il buio al pomeriggio non immaginando che tempo farà domani ma sapendo che se piove non sarà tragedia e che il sole non farà mai male. Passare nel letto una sana influenza. Insegnare un mestiere ai figli in bottega senza divieti, vedere la gioia sana negli occhi di chi scopre qualcosa di non virtuale. Facciamo tornare ancora quell'attesa che apre all'emozione perché senza l'attesa nulla ha più valore. Un'emozione in più è terra conquistata.
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