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La solitudine del meccanico.

Ho la fortuna di fare un mestiere dove ogni giorno non è mai uguale all'altro, dove gli imprevisti sono sempre in agguato ma pure le soddisfazioni fanno a gara per farsi vedere. Non parlo del lato economico che, specie di questi tempi, rasenta la depressione e la rabbia monta al pensiero di quello che potrebbe essere. Mi limito e rimango nel recinto della soddisfazione e dell'appagamento. Quando faccio un lavoro lungo e complesso che poi riesce mi capita anche di piangere. L'energia e la passione impiegate presentano il conto ed ecco che i nervi cedono. Quando finisco un lavoro profondamente invasivo come smontare un motore da un'auto, aprirlo e farlo a pezzetti, ripararlo e rimontarlo mi accorgo di avere lasciato un pò di me su quell'auto. Il momento dell'avviamento è un condensarsi di timori, paure, speranze, incertezze e flash back dove rivedo tutti i bulloni trattati, uno per uno per autoconvincermi che non ho dimenticato nulla. Di questi tempi con l'inflazione di elettronica applicata alla meccanica a volte se mancano determinati consensi il motore non parte e allora l'ansia bussa alla porta e la rassegnazione di dover rifare tutto un lavoro si manifesta col suo cappuccio nero fino a quando per magìa o per un incrocio di destini binari il motore parte, gira, e canta. Preferisco essere da solo nel momento in cui deve concretizzarsi l'epilogo perchè se dovesse andare storto qualcosa preferisco avere lo spazio e il tempo per ri organizzare il lavoro. La solitudine è raccolta di cocci, richiamo all'essenza, autocomprensione, ripartenza. Se invece va bene provo tenerezza per me stesso, penso di essermi meritato il successo perchè quando c'e' il cuore e la dedizione non è detto che vada poi tutto bene ma puoi comunque essere in pace con te stesso e la qualità del risultato è comunque di ottimo livello. E' così ogni volta e, soprattutto nelle difficoltà, emerge questa debolezza, questo lato credo insolito rispetto alla figura stereotipata del meccanico così alto, grosso, sicuro di sè con il cuore in tasca assieme allo straccio sporco di olio. Se chi si affanna a governarci e a impedirci di vivere avesse la fortuna di emozionarsi ad ogni impresa compiuta ecco che torneremmo a essere tutti un pò più liberi e a scorgere nuovamente orizzonti sereni.

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