I ritorni, come dice qualcuno, non sono mai facili, mica sono impresa da niente, sono ritorni e tutto è detto in una sola parola che sembra una casetta piccina dove dentro ci sta tutto. Marassi è una culla nella valle che è già culla di suo, silenziosa, aprìca su una città che smette nel mare, protetta dai monti verdi di pino marittimo con le fortezze cadenti ma sempre accorte. C'e' famiglia qui, raccoglimento e paese, la mente viaggia in primavera già a inizio febbraio quando col primo caldo sole di mezzogiorno sul terrazzo puoi già cercare il colore sul viso. La domenica sa di fiera, di paste fresche e di scampagnate e il centro si infila veloce dalle crose che precipitano nella caotica pianura dalle esose strisce blu. Il vento taglia d'inverno e accarezza invece il volto nelle notti di canicola dove non è raro quel soffio d'aria fresca che attraversa la casa e ti fa lo stesso effetto che fa un bicchiere d'acqua fresca alla gola ormai secca. Le campane del nostro don che hanno un suono speciale come lui, i negozietti boccheggianti ancora in piedi nonostante tutti i guai col loro movimento di clienti nell'agitazione della domenica mattina, i boati dello stadio e i fischi dei treni quando respira il vento giusto. Ma è pure non aspettarsi la giornata tersa di quelle che capitano forse nemmeno una volta all'anno in cui puoi scorgere le linee quasi immaginarie della Corsica. Impossibile non indossarla Marassi una volta vissuta. Due anni di dura distanza e adesso mi vesto di festa per un ritorno che accoglierà questa nuova grande famiglia titubante il giusto ma ancora inconsapevole dello spazio vitale che sta per raggiungere. E' stata e sarà ancora per un pò di tempo una vera impresa. E da un ritorno si riparte.
9 settembre 2014.
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