La vita di tutti noi, che lo vogliamo o no, è in funzione di quella degli altri. Siamo nati per vivere assieme, in gruppo, in compagnia, in comunità: con gli altri. Siano essi parenti, amici, congiunti o vicini poco importa. Non esiste anima "progettata" dall'Universo che sia in grado di condurre un'esistenza solitaria almeno in minima parte. L'istinto animale si basa sul reciproco. Trovare le persone giuste con cui affrontare il viaggio: è questa la vera scommessa. La vita butta i dadi ma noi possiamo condurre il gioco anche quando la partita si mette male.
Quando decidiamo con chi stare siamo artefici del nostro destino, abbiamo delle responsabilità ben precise soprattutto se si tratta delle persone con cui scegliamo di condividere il quotidiano: insomma i mariti e le mogli (oggi si chiamano, ut includit omnia: partners). Certamente il tempo ci misura e, se necessario, ci cambia: col tempo a volte l'amore si trasforma in accudimento e la pazienza in sopportazione ma ciò non vuol dire che colui che ha attraversato sempre con noi mari piatti e domato tempeste terribili debba essere a un certo punto maltrattato, intimorito o minacciato dai nostri atteggiamenti. Ciò che siamo è ciò che ci siamo costruiti con le nostre mani dentro e fuori e siamo noi gli unici e insostituibili protagonisti di quella appassionante o deludente storia che abbiamo vissuto. Ferirsi e ferire con le parole che sono le armi peggiori a disposizione provoca danni incalcolabili. C'e' addirittura chi minaccia gesti come il suicidio pensando di punire l'altro con questa aberrante minaccia estrema non immaginando quanto dolore provoca alla sua stessa anima e anche a quella di altre persone vicine che nulla c'entrano con i disagi e le delusioni di una vita.
Siamo capaci di mali indescrivibili solo per il sottile piacere di condurre un gioco ma non abbiamo la forza e il coraggio di guardare e ammettere che siamo stati complici di errori e sviste incredibili in determinati momenti del percorso ma che comunque, in quell'istante erano le uniche cose che potevamo e sapevamo fare. Maledire e maledirsi non porta in alcun luogo tranne che al vacillare di tutto ciò che credevamo invece fosse sicuro. La soluzione potrebbe essere li, davanti, a un passo: perdonare e perdonarsi. Mollando le catene.
Finalmente.
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