E' facile in periodi come questi lasciarsi andare a riflessioni dove la negatività si precipita a prendere il sopravvento. Avere risposte prive di sicurezza sul futuro non fa parte della normale gestione ordinaria della nostra mente e allora i pensieri si srotolano disadorni di quella geometria tipica della stanza ben ordinata. Dobbiamo perciò cogliere quei piccoli segnali che possono darci speranza, restituire quel poco di luce per camminare in maniera più consona che a tentoni in questo ostinato e perdurante tunnel che comunque a un certo punto da qualche parte finalmente sbucherà. Occorre fare come quando abbiamo ancora fame e raccogliamo le briciole sulla tovaglia con quel gesto in cui la mano ripiegata porta a se i resti di un pezzo di pane che comunque ci sembra utile non sprecare nonostante la loro presunta esiguità. In questi giorni mi è capitato di osservare come due ragazzi a me sconosciuti, nascosti nel buio a chiaccherare vedendomi spuntare da una scaletta che conduce a casa mia mi salutassero dandomi la sensazione intanto di essere visto e quindi riconosciuto. Ho ricambiato volentieri il ciao pensando che questi giovani ora così in difficoltà con la vita, in certe situazioni sono già migliori di come eravamo noi che in compagnia non ci curavamo certo dei passanti. In un' altra circostanza ho assistito alla reciproca presentazione sul balcone tra due signore, una delle quali era evidentemente arrivata da poco in quella abitazione e la più anziana come militanza faceva gli onori di casa offrendole la sua nuova amicizia. E allora mi dico che ci siamo ancora, se è rimasta un pò di cordialità rimane quindi viva la speranza in questo immenso vuoto che sembra prenderci a morsi in cerca di nutrimento. Sotto la cenere il fuoco ancora arde di quella passione umana necessaria a cacciare il degrado e l'ignoranza che cavalcano sfrontati nelle nostre praterie nel tentativo di conquistarle. La prova che si può ancora vincere sta proprio nei piccoli gesti che a volte non recepiamo, che bisogna saper cogliere perchè è terra buona col seme giusto soprattutto se viene dai nostri giovani che ci domandano nel modo in cui sanno se siamo disposti, ancora una volta, a camminare al loro fianco per percorrere questa nuova, impegnativa e lancinante salita.
Piccoli gesti, ancora speranza.
Aggiornamento: 16 nov 2020
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